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      Dovendo donque essere, per la detta raggione, sopra della luna, mi fu forza di creder ch'ella fosse nell'8° cielo; poi che se fosse stata in un cielo de' pianeti, havrebbe forse havuto uno de' moti loro, il che però non vidi mai per più giorni che l'hebbi osservata. Ma se piacesse di dire che potrebbe anco esser in un deferente degli apogei de' tre superiori, di ciò non contendo, perchè in ogni modo il fatto sta a persuadere come la materia celeste possi mostrare di queste nove apparenze.
      Ma se il Peripatetico mi rimproverasse troppa fede nell'apparenza et poca solertia nel contemplare, li rispondo che non fui lento sempre a rispondere ch'era un vapor lento e tenace aceso nell'altissima sede degli elementi, ove nondimeno più rade volte sogliono ascender così fatti vapori; et che s'a l'Italia come all'Alemagna mostrava l'istessa distanza da un'altra stella a proporzionata altezza dall'orizonte come l'altre stelle fisse, io li dissi che come quell'humore sol far apparer quel denaro, posto in fondo del vaso, più alto del suo sito reale, così questa, quanto più s'avicina all'orizonte, o per il moto del cielo o per il diverso sito degli habitanti, tanto più s'erge et s'inalza da quello per caggione de' vapori fraposti: nè bisogna dire che ci vogli grand'elevatione per beneficio de' vapori, perchè pochissima basta, come ho detto di sopra, sendo così lontana dalla terra, ciò è per 30 volte in circa come è il semidiametro della terra. Questa elevatione si può veder anco nel sole vicino all'orizonte, ma non però tale nè tanta, perchè molto più lontano, anzi lontanissimo, si ritrova; il che è caggione che se non pochissimo più dell'esser suo si mostri elevato, come esperimentando si può investigare.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume X. Carteggio 1574-1610
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 710

   





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