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      V. S. Ill.ma mi scriveva, la volontà di S. A. S. esser di non dar della detta calamita più di S.di 200 d'oro, et questo prezzo quando la detta pietra sostenesse tanto ferro quanto pesava essa, sì che supponendosi il suo peso esser di libre 5, ella sostenesse 5 libre di ferro; altramente non intendeva S. A. S. volerla. Io riscrissi a V. S. III.ma, haver significato il prezzo all'Ill.mo S. Gianfrancesco Sagredo, padrone della pietra, il quale, rispondendomi, come altra volta haveva fatto, mi faceva padrone di questo negozio, et mi mandò la calamita, la quale ancora si trova appresso di me; la forza et vigor della quale havendo io più volte esperimentato, gli fo sostenere più di 5 libre di ferro, ancor che il peso della pietra non arrivi a questo segno: onde è manifesto, il valor di quella essere assai più eccellente di quello che S. A. S. si contentava et che io havevo scritto nelle mie prime lettere. Soggiugnevo apresso, che per mia satisfazione haverei mandati, insieme con la pietra, i ferri et le sue lamette attaccate a i poli, acciò per diffetto di chi non potesse così improvisamente ritrovare le parti più vigorose della calamita, nell'esser mostrato a S. A. S. l'effetto, le mie parole non fussero apparite in qualche parte manche, essendo che la verità è che fo sostenere alla detta pietra più di una libra di più di quello che pesa lei; o vero, quando non fusse parso altramente a S. A. S., ne haverei volentieri fatto veder l'effetto in Venezia all' Ill.mo S. Residente, o a chi mi fusse stato ordinato.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume X. Carteggio 1574-1610
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 710

   





S. Gianfrancesco Sagredo Venezia S. Residente