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      231.
     
      GALILEO a BENEDETTO LANDUCCI in Firenze.
      Venezia, 29 agosto 1609.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VI, car. 17. - Copia di mano sincrona, in capo alla quale si legge d'altra mano, pur sincrona: "1609. Del Galileo, sopra l'Occhiale". Dubitiamo gravemente dell'autenticità di questa lettera. Cfr. A. FAVARO, Galileo Galilei e la presentazione del cannocchiale alla Repubblica Veneta, nel Nuovo Archivio Veneto, Tomo I, Parte I, pag. 55-75.
     
      Car.mo et Hon.do Cogniato,
     
      Doppo che ricevei il vino mandatomi da voi, non vi ho più scritto per mancamento di materia. Vi scrivo hora, perchè ho da dirvi di nuovo che sto in dubbio se di tal nuova sentirete più di contento o di dispiacere, poi che vien tolta la speranza d'havermi a rimpatriare, ma da occasione utile e honorata.
      Dovete dunque sapere, come sono circa a 2 mesi che qua fu sparsa fama che in Fiandra era stato presentato al Conte Mauritio(477) un occhiale, fabbricato con tale artifitio, che le cose molto lontane le faceva vedere come vicinissime, sì che un huomo per la distantia di 2 miglia si poteva distintamente vedere. Questo mi parve affetto tanto maraviglioso, che mi dette occasione di pensarvi sopra; e parendomi che dovessi havere fondamento su la scientia di prospettiva, mi messi a pensare sopra la sua fabbrica: la quale finalmente ritrovai, e così perfettamente, che uno che ne ho fabbricato, supera di assai la fama di quello di Fiandra. Et essendo arrivato a Venetia voce che ne havevo fabbricato uno, sono 6 giorni che sono stato chiama[to] dalla Ser.ma Signioria, alla quale mi è convenuto mostrarlo et [in]sieme a tutto il Senato, con infinito stupore di tutti; e sono stati moltissimi i gentil'huomini e senatori, li quali, benchè vecchi, hanno più d'una volta fatte le scale de' più alti campanili di Vene[tia] per scoprire in mare vele e vasselli tanto lontani, che venendo a tutte vele verso il porto, passavano 2 hore e più di tempo avanti che, senza il mio occhiale, potessero essere veduti: perchè in somma l'effetto di questo strumento è il rappresentare quell'oggetto che è, ver[bi] gratia, lontano 50 miglia, così grande e vicino come se fussi lontano miglia 5.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume X. Carteggio 1574-1610
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 710

   





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