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      Meritarebbe gran lodi il S.r Galileo per haver ridotta a tanta perfettione l'invention de gli occhiali, che estenda la vista oltre 60 et 80 miglia, et renda le spetie delle cose vedute così vicine et grandi che non paiono lontane più che due miglia, et si veggano anco le minutissime; il che ha recata non picciola gelosia al nostro S.r Porta(621), il quale ha pensato un pezzo fa, che ciò si potesse fare etiamdio in infinito (dico, per quanto si potesse estendere la linea visuale, rimoti gl'impedimenti), con proportionare i punti del concavo e del convesso de' vetri. Ma se il S.r Galileo voleva di queste cose far meravigliare il mondo, bisognava che si fermasse qui, et non rivolgesse questo suo nobilissimo istrumento verso il cielo, per ciò che, scoprendo con esso le meraviglie di colà su, fa cessare lo stupore delle cose terrene, per istrane et grandi che elle si sieno.
      La prima delle quali, e ciò è che in cielo si veggono con l'aiuto di questo occhiale nuove stelle nel fermamento, non prima osservate nè conosciute, è per avventura la minore di tutte l'altre: per ciò che gli antichi etiandio credettero, s'io non fallo, che nel cielo fossero più stelle di quelle che appaiono a gli occhi nostri. E Tolomeo nell'Almagesto, là dove favella delle stelle e dell'uso dell'astrolabio nell'osservarle, volendo mostrare che con l'aiuto di quell'istrumento si potevano misurar tutte, soggiunge: Quotquot possibile erat perspicere: onde chiaramente si raccoglie, che non tutte le stelle si possono vedere, e che egli conosceva che ve ne sono più di quelle che da lui si vedevano, le quali noi col benifitio del meraviglioso occhiale, facendole molto maggiori e più vicine, potremo senza fallo agevolmente mirare.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume X. Carteggio 1574-1610
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 710

   





Porta Tolomeo Almagesto Quotquot