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      Non voglio restar di dire a V. S., che l'estade passata diedi il compagno di quest'ultimo mio specchio al Ser.mo S.or Prencipe di Mantova, il quale mi disse non volermi dar più di 500 scudi, come quello ch'era figliuolo di famiglia et che haveva poco da spendere, donandomi insieme alcuni diamanti in aneli, che valevano circa cento scudi, et soggiongendomi che ad altri tempi mi si sarebbe dimostrato grato; li quali denari a punto mi furono fatti pagare qui in Bologna dal Maestri per ordine del S.or Antonio Pavesi, a cui furono consignati doppo la mia partita per mandarmeli, non havendo detto S.or Prencipe il commodo di sodisfarmi avanti la sua partita per Casale. Che è quanto m'occorre rispondergli in tal materia, soggiongendole ch'io haverò più gusto che questo specchio ultimo tochi al Ser.mo G. Duca che all'Imperatore, massime che non se ne trova d'altri che quello del S.or Prencipe di Mantova, sendosi rotte le forme. Et questo accende il fuoco alla distanza di due piedi et mezo, et rivolta l'imagine alla distanza di cinque piedi: et il primo specchio fa le dette cose alla metà di detto spatio, sendo molto più concavo; et ho ancora le forme d'esso in essere, per farne qualch'altro. Porta la spesa d'haver l'uno et l'altro, perchè fanno le apparenze alquanto diverse.(880) Et qui bacio a V. S. le mani, offerrendomi sempre prontissimo a' suoi commandi, et ringratiandola di quanto ha fatto per me.
     
      Di Bologna, li 28 Settembre 1610.
      Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma[vedi figura 400c.gif]


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Le opere di Galileo Galilei
Volume X. Carteggio 1574-1610
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 710

   





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