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      Di resto non ho cosa alcuna di novo, con tutto che qualche volta io m'afatichi d'impicciar la lucerna, per scoprir qualche cosetta nelle oscurissime tenebre nelle quali dalla natura le più belle cose al'ingegno nostro son ascose; ma troppo debile è il mio lume alla folta nebbia. Pure, per testimonio della mia buona volontà, V. S. havrà qui inclusa una passioncina del triangolo rettangolo, in cercar cosa più grave hor hora incontrata.
      La prego farmi saper nuova di lei et del Sig.r Paolo Aproino (che Dio faccia siano felici), et insieme farmi degno vedere alcuna di quelle cose, que quidem prius in natura fuerant, sed antea a nemine cognite, le quali così copiose piovono nel suo ingegno. Spero sentire qualche gran miglioramento nel'occhiale, sichè le habbia manifestato alcun più sotile secreto del cielo o della luna.
      Sento da questi cervelli di questi soldati le più ridicolose cose del mondo. Hieri, passeggiando con un ingegnere tanto stimato, che se venisse Archimede a domandar soldo, lo poriano per suo garzone, costui, doppo alcun raggionamento, disse queste parolle: Veramente io mi meraviglio che non si ritrovino le fortificationi di Euclide et di Archimede. Et perchè?, le soggiunsi io; hano forsi scritto di fortificationi loro? O, replicò egli, vuole V. S. che quelli così grandi(53) huomini in mathematica habbiano tralasciata la più importante parte di quelle scienze? Di qui può veder V. S., che s'ella ha da far con teste che habent aliquid extra et nihil intra, ho io ancora poco miglior fortuna.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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