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      Ma forse troppo mi sono disteso, et, come ben dice ella, lo strumento eccellente per avventura rimoverebbe ogni dubbio, sė come č accaduto de i Pianeti Medicei, li quali, dopo essere per lungo tempo stati negati fermamente da matematici eminentissimi, sono in ultimo stati conosciuti et confessati, dopo che sono stati veduti da essi(125). Ma quello di che mi meraviglio non poco, č che dell'havergli loro riconosciuti per verissimi pianeti, non ne adducono incontro alcuno che da me non sia stato scritto et publicato(126) innanzi: che se pure producessero qualche necessario requisito da me pretermesso, potrei credere che mi havessero reputato veridico, ma difettoso nell'arte; dove che(127) cosė non veggo di poter fuggire la nota, da me abominatissima, di esser da loro stato reputato bugiardo.
      Quanto alle nuove osservazioni fatte da me, posso dirgli, come da 8 mesi in qua ho osservato continuamente, Saturno non essere una stella sola, ma tre cosė disposte [vedi figura 470e.gif], etc.
     
     
     
      471.
     
      PAOLO GUALDO a GALILEO in Firenze
      Padova, 4 febbraio 1611.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VIII, car. 10. - Autografa.
     
      Ill.re et Ecc.mo S.r mio Oss.mo
     
      Io son di Padova, dove ho incominciato a divulgare la dechiaratione dell'enigma Venereo, con stupore di questi SS.ri filosofi, se bene si rendono pių facili a credere questa osservatione, che non fecero quella delle Stelle Medicee: credo che si vergognino, e dubitino che tanto maggiore non appaia la loro ignoranza, overo ostinatione. Sinhora V. S. ha penetrato i secreti della luna, di Venere, di Mercurio, di Giove e di Saturno; non veggo che ancora ella s'accosti al sole: sovvienle forsi il caso di Fetonte o d'Icaro, che l'uno e l'altro, per avvicinarsi troppo a quello, restorno malamente trattati.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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