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      Da un canto, le mie deboli forze per gl'effetti non sono bastanti, et il mio piccolo ingegno non può salir tanto alto, che con la volontà pervenghi a quel segno di servitù che meritano i suoi grandissimi favori, riceuti in tanta copia dalla cortese e benigna mano sua; i quali maggiori sono stati dell'espettazione mia, ma non già minori di quelli che V. S. Ecc.ma spartisce agl'altri. Grande utilità in questo caso m'ha apportato la mia prosontuosaggine, la quale con sì vile et indegno dono(205) m'ha spinto a venire alla presenza sua. Harò in tale occasione assomigliato a' pescatori, i quali con l'esca d'un vil vermicello ne ritirano un grande et exquisito pesce; ma molto più, poichè d'un nonnulla son diventato qualch' cosa, et in cosa imperfetta ha riceuto la sua perfezzione, havendomi di grazia sua et con singolar favor mandatomi la tavola della equazione del moto della stellula più tarda, a che il mio basso ingegno non era potuto pervenire, et insieme la demonstrazione, la quale tanto dottissima quanto che ella procede dalla dotta mano di V. S. Ecc.ma: ma mi mette dua dubbi nel mio rozzo ingegno. L'uno è, che nella sua lettera lei così scrive: "Nel 2° quadrante EC, che è orientale, sarà l'equazione adiettiva, ma la stella sarà retrograda; nel 3° quadrante CD, occidentale, sarà l'equazione da sottrare, secondo però il moto retrogrado; et nel'ultimo quadrante sarà l'equazione da sottrare, sendo poi la stella diretta". Questo dubbio mi vien cagionato, perchè non intendo in che modo lei pigli questa retrogradazione; poichè mi pare che dalla sua tavola dell'equazione io cavi che la stella nel 3° quadrante sia diretta, e nel quarto retrogada, intanto che la stella ritorna a Giove, come ella fa nel 2° quadrante.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





Giove