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      Nè meno mi meraviglio che, richiamata, ella habbia lasciata la lettura di Padova, perchè, oltre che son certo ch'ella havrà hauto partito conforme ai suoi meriti et alle virtù di quel Ser.mo P., so anco che la divotione, che verso il suo Prencipe tiene, era atta a farle abandonar cosa maggiore.
      Con tutto ch'io habbia cossì bella comodità, non posso (credo per qualche mio pecato) applicarmi a questi gravi studii di fortificatione: non dormo però, ma circa cose leggiere vado alcuna volta travagliando l'ingegnaccio. Pensavo questi giorni circa l'effetto di questi occhiali: et dietro alla mia speculatione parevami, che il solo vetro convexo dovesse fare questo effetto, et in maggior perfettione, di quello che dal convexo et concavo insieme far veggiamo; et questo seguivami, suponendo che il vetro convexo, nel rifranger i raggi, li unisse tutti in un punto: et preso un tal vetro in mano, vedevo che nell'alontanarlo dal'occhio mi cresceva l'oggetto mirato, ma sempre più me lo confondeva; sichè ho creduto poi, et credo ancora, che quel confondersi del'oggetto non sia per altro che perchè i raggi franti non concorano nello stesso punto, ma in diversi, alle quali diversità di concorsi rimedii poi in parte il concavo: a tal che potendo noi fare un convexo di tal natura che mandi i raggi fratti ad unirsi in un sol punto, a me pare che, senza altro concavo, mettendo l'occhio nel punto del'unione, vederemo una cosa infinitamente lontana, non maggior per sè stessa che il vetro, nello stesso angolo che veggiamo il vetro.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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