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      Certamente che io non credo che negl'antichi e più rozzi secoli la natura si astenesse di produr l'immensa varietà di piante et di animali, di gemme, di metalli et altri minerali; di fare ad essi animali ogni lor membro, muscolo et articolo; in oltre, che ella mancasse(286) di muover le celesti sfere, et in somma di produrre et operare i suoi effetti; perchè quelle inesperte genti le virtù delle piante, delle(287) pietre e de i fossili non conoscevano, gl'usi di tutte le parti degl'animali non intendevano, et i corsi delle stelle non penetravano: et veramente parmi che saria cosa ridicola il credere, che allora comincino ad essere le cose della natura, quando noi cominciamo a scoprirle et intenderle. Ma quando pure l'intender degl'huomini dovesse esser cagione della esistenza delle cose, bisognerebbe, o che le medesime cose fussero et insieme non fussero (fussero, per quelli che le intendono; e non fussero, per quelli che non l'intendono), o vero che l'intender di pochi, et anco di un solo, bastasse per farle essere: et in questo secondo et meno esorbitante caso, basterà che un solo intenda la proprietà de i Pianeti Medicei per fargli essere in cielo, et che gl'altri per hora si contentino del vedergli solamente.
      Ma quel dire che non influischino perchè sono così piccoli, per dedurne poi (per quanto mi immagino) che, come superflui et inefficaci, non siano degni di esser considerati e stimati; parmi detto più per scusarsi dalla fatica dell'osservargli et dell'investigare i loro periodi, difficilissimi et quasi inesplicabili, che perchè veramente convenga reputare opere di Dio, et opere tanto sublimi, supervacanee, oziose e contennende.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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