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      Et finalmente, devo io prendere ad impugnare, per difesa del Copernico, uno che gli scrive contro senza haverlo inteso, letto, nè pur mai veduto? et qual gloria deverei io aspettare dal convincerlo? Certo niuna. Ma acciò che V. S. non creda che io scagli o aggiunga pure un minimo che alla verità, ecco che io gli fo toccar con mano come il nostro S. Colombe non ha pur vedute le 2 prime et più facili carte ad essere intese, dove il Copernico per sua principalissima hipotesi pone che la sfera stellata sia altissima di tutte et totalmente immobile; come anco pone stabile il sole, et all'incontro mobile la terra di due moti principalmente (lascio per hora il terzo, che niente importa al nostro proposito), ciò è del diurno in sè stessa circa il proprio centro, descrivendo l'equinoziale, et del moto annuo sotto il zodiaco. Ma il S. Col. ha creduto che il Copernico ponga che la terra sia mossa in 24 hore, rapita, insieme con la sfera stellata, dal primo mobile, e(478) non solo questo, ma che ella possa anco, in dottrina del medesimo Copernico, ricevere il moto annuo dal ratto del medesimo primo mobile; scrivendo in un luogo in questa guisa(479):
      (480)..... menti e corpi resultanti da quelli, e tutti si volgono intorno al sole, come intorno a lor centro, dicono essi, portati dal moto del primo mobile o da che che altro si sia, che nulla per hora importa, con tutte le altre sfere celesti."
      Già vede V. S. come egli stima che il Copernico possa anco attribuire il moto annuo alla terra, communicatogli dal primo mobile; vede anco l'altro puerile assurdo, di credere che, posto il [vedi figura sole.gif] nel centro, se gli possa egualmente far succedere intorno immediatamente tanto Mercurio quanto Venere; et come, per dichiararsi ben bene incapacissimo di ogni intelligenza, gli piace di dar il primo orbe a Venere et il secondo a Mercurio, non sapendo ancora che le digressioni di Venere, maggiori circa il doppio che quelle di Mercurio, costringono necessariamente a porre Mercurio prossimo al sole, e non Venere, non si potendo dentro di un cerchio minore descriverne un altro maggiore(481). Questi, come ben vede V. S., sono errori tanto grossolani, che generano meraviglia immensa come possino ritrovarsi al mondo cervelli così stolidi, che di sì solenni scempiaggini siano capaci.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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