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      Ma tornando al caso, dico che non senza niuna ragione mi son mosso a dire che le asprezze della superficie lunare si estendono sino all'ultima visibil circonferenza, anzi pure che et la ragione et anco in parte il senso mi persuadono a ciò credere; perchè, scorgendosi come la parte più chiara della [vedi figura luna3.gif] è ripiena di montuosità, dove che le gran macchie ne hanno pochissime, et essendo che esse parti chiare si dilatan sino all'ultima visibil circonferenza, alla quale non si vede che arrivino le gran macchie, perchè non devo io con ragione credere che anco quella parte sia montuosa?
      Risponde l'autor del Problema: Apparent in ea [vedi figura luna3.gif] facie, quae terras aspicit, tumores? est igitur ratio cur eos inibi esse affirmemus. Non apparent in extrema periphaeria? non est igitur ratio cur eos inibi esse affirmemus; cum si inibi essent, nulla sufficiens ratio prohibeat quin apparerent(571). Ma io domando al Padre, come ei fa a vedere che nelle parti di mezo della [vedi figura luna3.gif] vi sono eminenze? Mi risponde nel Problema: perchè vede alcune cuspidi nella parte tenebrosa, vicine al confine della luce, illuminate, benchè interamente separate da essa parte lucida. Hora io metto in consideratione a S. R., come simile effetto non può accadere, nè haver luogo nell'estrema circonferenza, nè meno nelle parti assai vicine a quella, et ciò per due ragioni: prima, perchè quando il confine della luce è vicinissimo all'estrema circonferenza et che la parte oscura della [vedi figura luna3.gif] è verso noi, allora le parti montuose della [vedi figura luna3.gif] hanno la parte illuminata avversa a noi, et ci volgono l'oscura, onde i loro vertici solamente un poco per fianco potriano farcisi visibili; ma ciò è anco impossibile, quando bene fussero tutti lucidi, per la seguente seconda ragione: cioè perchè gli spatii et intervalli tenebrosi e bassi, che separano le cuspidi illustrate dal confine del lume, restano invisibili a noi nelle parti estreme della luna mediante la loro bassezza e lo sfuggimento(572) et il vedersi, come dicono i perspettivi, in scorcio l'ultime parti della superficie lunare, che piegano verso l'estrema circonferenza, per lo che tali cuspidi devono apparire attaccate e congiunte co' i lumi vicini posti sopra l'istesso termine e confine della luce; il che non accade quando il detto confine passa sopra le parti più interiori del disco lunare, dove i raggi dell'occhio, cadendo meno obliqui, comprendono benissimo le separationi di tali cuspidi luminose dal confine delle tenebre.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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