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      [vedi figura 576e.gif] Consideriamo adesso, che le montuosità locate nelle parti della luna remote dall'estrema circonferenza ci si espongono alla vista secondo la loro lunghezza et larghezza; ma quelle che sono nella circonferenza non possono diversificare la perfetta rotondità dell'arco, se non con la disparità delle loro altezze. Hora, stante questo, qual meraviglia sarà se l'immense lunghezze et larghezze delle montuosità lunari si rendono sin dalla terra visibili, con tutto che le loro piccole altezze distinguere non si possino? Et acciochè più apertamente io mi dichiari, veggasi la presente figura, nella quale la linea DAE sia il confine dell'illuminazione, et sia CNA una delle macchie della [vedi figura luna3.gif], sopra la quale passi il detto confine, segandola equabilmente, per esser lei pulita e non aspra; et perchè ella è circondata da grandissime montuosità, restano li due dorsi ABC lunghissimi et larghi, che in guisa di promontorii si distendono sopra la parte ancora tenebrosa: et perchè sono grandissimi, luminosi et circondati da oscurissime tenebre, distintissimamente si fanno(585) a noi visibili. Ma se noi ci imagineremo, i medesimi esser trasportati nell'estrema circonferenza DFG, altro di loro non resterà esposto alla nostra vista se non le due eminenze FG, FG; le quali non importando più di 4 miglia, cioè più che la cinquecentesima parte di tutto 'l diametro lunare, resteranno del tutto impercettibili(586). Soggiungo di più, che ritrovandosi nella luna, sì come manifestissimamente il senso ci dimostra, le più alte et discoscese rupi intorno alle macchie superiori, et vedendosi sensatamente che niuna macchia si ritrova nell'estrema circonferenza, molto ragionevolmente possiamo concludere et affermare che nissuna delle massime eminenze sia posta in essa circonferenza, ma solamente asperità simili a quelle che il resto della parte più lucida ingombrano; le quali quando ascendino all'altezza perpendicolare di 2 miglia, verranno(587) ad elevarsi intorno alla detta circonferenza la millesima parte del diametro lunare, che è cosa insensibilissima in una tanta distanza, come potremo anco dall'esperienza comprendere, formando due cerchi concentrici, il maggiore de i quali si allontani fuori dell'altro la millesima parte del suo diametro; perchè se tra le due circonferenze vorremo segnarne una linea flessuosa e dentata, non potremo fare inegualità così grandi, che in non molta distanza non svanischino.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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