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      Io rispondo, che l'effetto del telescopio non è altro se non di approssimare le specie de gl'oggetti visibili, portandocele vicine secondo la decima, vigesima, trigesima od altra minore o maggior parte della loro vera et reale lontananza, rappresentandoci i medesimi oggetti tali, quali in simili picciole distanze li vederemmo; et l'effetto de i lumi o corpi illuminati è di incoronarsi di raggi quando sono collocati oltre una certa lontananza, la quale si ritrova essere e maggiore e minore, secondo che il lume è più vivo o meno, sì che i lumi gagliardissimi in poca distanza si irraggiano, et i più languidi in maggiore; et oltre a questo, la irradiatione de i lumi più fieri è maggiore, et de i più debili minore. L'ambiente ancora altera grandissimamente questi medesimi effetti: imperò essi medesimi corpi lucidi, circondati da un campo tenebroso, di molti et lunghi raggi si incoronano; ma situati in spatii chiari, da pochi e piccolissimi raggi si veggono inghirlandati. Habbiamo di tutti questi accidenti essempi da esperienze manifestissime. La fiammella di una candela, veduta da vicino 4 o 6 braccia, si vede terminata et proffilata da la sua propria figura; ma in distanza di 100 o vero 200, apparisce assai maggiore, aggrandita da molti raggi, tra i quali la sua forma si perde: et questa variatione accade molto più ne i luoghi tenebrosi che ne i chiari; et ogni stella, fuori che la [vedi figura luna3.gif], di giorno, o mentre che l'aria è ancor molto chiara, si vede piccolissima et con pochissimi raggi, ma nelle tenebre della notte appare molto grande et radiante.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834