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      Nè sia chi mi opponga, dicendo che questa tale irradiatione deve essere intorno intorno a tutta la parte illuminata di essa [vedi figura luna3.gif], e che per ciò, sendo essa potente a rimuovere le scabrosità et asprezze che deveriano vedersi nella esteriore circonferenza, doveria far l'istesso anco nella interiore, cioè nel confine dell'illuminatione, rimovendo ogni apparente inegualità e dentatura, sì che il detto confine si scorgesse regolare et equabile. A chi instasse in cotal forma io risponderei, che grandissima è la disparità tra le cagioni per le quali le asprezze collocate in questo o in quel luogo devono farsi al nostro senso suggette: imperò che quelle cime che possiamo credere che s'inalzino sopra la continuatione de gl'altri gioghi posti nella circonferenza, probabilissima cosa è che di poca altezza si elevino et sormontino sopra la comune altezza di essi gioghi, la quale sopraeminenza assai saria che noi ammettessimo che fusse un terzo di miglio; dove che i dorsi delle montuosità li quali, oltre al confine della luce, cavalcano, già tocchi dal sole, sopra il nero della parte tenebrosa, et in guisa di promontorii sporgono infuori dentro a quel mare di tenebre, essendo veduti da noi non secondo la loro altezza, ma per la larghezza et lunghezza, ci si mostrano lunghi dieci, venti, trenta, cinquanta e più miglia, et di così immense disegualità e dentature intaccano il confine delle tenebre. Aggiugnesi che presso al detto confine, et nella parte illuminata, si veggono innumerabili cavità oscurissime, di lunghezza non solo di decine di miglia, ma alcune anco di centinaia; et finalmente, delle cuspidi luminose che dentro a la parte oscura si scorgono, separate totalmente dal termine della luce e circondate da tenebre, molte se ne veggono parimente per molte miglia da detto termine lontane: sì che, posto che queste ancora si irraggino intorno intorno, et che l'istesso faccino gli argini illuminati che circondano le sopradette valli, et i lunghissimi dorsi che sporgono già luminosi sopra la parte della [vedi figura luna3.gif] tenebrosa, non però tale irradiatione può allargarsi tante miglia, che venga ad unire le parti illuminate con l'altre sue circonvicine, di maniera che tante et sì grandi disegualità si pareggino, et si dimostrino al senso continuatamente et equabilmente distese.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834