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      Hora, se noi riguarderemo tali fessure da vicino, vedremo distintamente due strisce lucide, una terminata tra linee pulite, et l'altra tutta aspra et quale è la fessitura; ma se ci discosteremo 100 o 150 passi, ci appariranno amendue irradiate intorno intorno nell'istesso modo, et tra i raggi si perderanno le inegualità dell'una, sì che amendue ci faranno il medesimo aspetto; ma se da tale distanza le guarderemo col telescopio, torneremo a vederle differenti, come prima quando le guardavamo da vicino. Ma se finalmente ci allontaneremo 1000 o 1500 braccia, non basterà il telescopio per avvicinarci tanto le loro specie, che noi le veggiamo differentemente terminate; nè più si potrano distinguere le scabrosità et asprezze di quella che veramente le ha.
      Credo, s'io non m'inganno, havere a bastanza dichiarato, come non senza momenti di ragioni, come vuol l'autore del Problema, ma da cagioni assai necessarie spinto, ho affermato che le montuosità lunari si distendono anco sino all'estrema sua circonferenza; et parimente stimo, havere assai probabilmente dimostrato, non esser necessario che tali montuosità siano vedute da noi: in confirmatione di che non ho voluto replicare la causa del diafano alquanto più denso, che probabilmente pongo che circondi la [vedi figura luna3.gif], in quella guisa che la sfera vaporosa circonda la terra; sì perchè a bastanza ne ho parlato nel mio Avviso, sì perchè l'autor del Problema non ne muove parola. Ma per quanto mi vo imaginando, questo è uno di quegli scogli ne i quali S. R. stima che io habbia fatto naufragio; et forse di questa parte intende, quando scrive: Itaque, in maximas difficultatum angustias coniectus, ea respondere conatus est; quae eum magis in laqueos inducant quam exuant.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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