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      In oltre può ella assicurarsi ch'io travaglio per l'honesto solo, lasciando in tutto et per tutto da parte ogni pensiero ch'al'utile può declinare; sichè, dovendo lei alcuna volta favorirmi, potrà a quel solo haver risguardo.
      Non mi sono poi meravigliato delle stravaganze di que' filosofi, essendo già assuefatto a sentir tante loro strambarie. Le rincresce ch'altri pongano una disugualità nella luna et loro ne pongono due; perchè, sebene la parte opaca con la diafana (a loro modo) fano poi un corpo liscio, non resta per questo la opaca per sè esser aspra, et di più la diafana ancora nella parte che s'acomoda alla asprezza del'opaca. Insoma non mi son io mai persuaso che la luna sia di superficie liscia et pulita, perchè non potressimo mai vedere tutta la faccia di quella iluminata, ma vi vederessimo dentro un picciol sole reflesso, sicome ne' specchi convessi si suol vedere. Questo è facile dimostrare, che nissuno oggetto riempirà mai quella parte veduta d'uno specchio sferico, se per aventura l'oggetto non circonda quasi tutto allo intorno lo specchio.
      Ho poi sentito somo gusto che habbia guadagnati que' più stimati ingegni nel sistema Copernicano, la qual cosa stimai sempre dificile al pari del'illuminar ciechi; ma questi sono miracoli soliti del Sig.r Galileo.
      Ho veduti de' più esquisiti occhiali che si fabrichino in queste parti; ma non vagliono nulla a rispetto di quello di V. S. ch'io vidi a Padova, perchè non è niuno che multiplichi la linea in più che 10. Ben n'ho io fatto uno che l'acresce circa 45 volte, ma non fa chiaro quanto faceva il suo con il minor concavo, ben un poco più (se ben mi ricordo) che non faceva con il concavo maggiore.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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