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      Et mi favorirà di rimandarmi l'istessa lettera del S.or Card.le Giustiniano.
     
      Di Bol.a, li 10 Gennaro 1612.
      Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maSer.re Aff.mo
      Gio. Ant.o Magini.
     
     
     
      642*.
     
      ANDREA CIOLI a GALILEO in Firenze.
      Livorno, 12 gennaio 1612.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VII, car. 8. - Autografa.
     
      Molt'Ill. et Ecc.mo S.or mio Oss.mo
     
      Nel rendere a S. A. l'astuccio(749) rimandato da V. S. Ecc.ma, le ho letta la lettera di lei, perchè habbia tanto meglio potuto vedere et gradire la diligenza sua, come ha fatto. Et a V. S. Ecc.ma bacio le mani, confermandomele servitore.
     
      Di Liv.o, li 12 Gen.o 1612.
      Di V. S. molto Ill. et Ecc.maSer.re Ded.mo
      And. Cioli.
     
      Fuori: Al molto Ill. et Ecc.mo Sig.or mio Oss.moIl S.or Galileo Galilei, P.o Mathematico et Filosofo di S. A.
      Firenze.
     
     
     
      643*.
     
      MARGHERITA SARROCCHI a GALILEO in Firenze.
      Roma, 13 gennaio 1612.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 18. - Autografa la sottoscrizione.
     
      Molto Ill.re Sig.r P.ron mio Col.mo
     
      Io ho dato hoggi la mia Scanderbeide(750) al procaccio: spero che sarà renduta a V. S. ben condittionata, et le la mando franca. De la cortesia di V. S. non è giusto diffidare, et non credere che sia compitissima: però non le starò a dire altro, se non che sottopongo talmente questo poema al giudicio di V. S., che s'ella, con la sua solita sincerità, me dirrà che non val nulla, io lo darò più tosto a Vulcano ch'al Sole, sapendo molto bene che sì come le stampe mostrano il saper del'huomo, così palesano altresì l'ignoranza. Però supplico V. S. a dirmene liberamente il parer suo et esserme in ciò rigorosissimo giudice, et favorirmi di trasponere et mutare i versi secondo che più le piacerà, et in quelli che non vorrà durare tanta fatica, avisarmene, ché io mutarò le parole et le cose secondo che ella me imponerà. Facciame ancora gratia di riveder la lingua et emendarla, perchè io vorrei che la fusse toscana più che fusse possibile, almeno nelle frase, pur che non guasti la grandezza del dire, essendo che la toscana è molto dolce: il perchè dove ella suol levar gli r, qualche volta io hoccioli lasciati, come sarebbe, per essempio, che dove toscanamente si suol dire trincea, io ho detto trincera, et cose simili.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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