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      Mandai la settimana passata a V. S. Ecc.ma tre vetri, et le diedi conto ancora di certo stromento per misurare il caldo(953). Hoggi io pensava poterle inviare un paro di vetri del nostro Baci; ma l'asinaccio con iscusationi di non havere cosa degna di lei, mi ha portato avanti tre settimane, et levata quasi la speranza di essere servito la quarta.
      Le mando il trattato dell'Arcivescovo di Spalatro(954), et prima le haverei mandato se havessi creduto che da altra parte ella, sin da principio che fu stampato, non lo havesse ricevuto. Con questa occasione ho comprato il libretto del Keplero, quello di Martino Orchi et di Giulio Cesare La Gala(955), per leggerli quanto prima potrō; ma con maggior desiderio io sto aspettando l'instrutione di V. S. Ecc.ma, della quale, e non di altri, voglio essere scolare, per assicurarmi di apprendere buona dottrina.
      Quanto a quello che ella mi scrive de i raggi visivi et delle spetie, io non so trattare della differenza tra loro, poichč io non credo che vi siano raggi visivi, nč per ancora io comprendo come questi siano necessarii per vedere; ma sė come il suono nelle nostre orechie si fa per la percussione causata dall'aere nel timpano, senza che da esso timpano parti cosa alcuna, cosė credo che succeda nell'occhio. Et circa a quello che mi scrive della inversione delle macchie del sole, che si vedono nella carta, io non metto dubio che l'istesso non occorri nell'occhio, il quale, per essere avezzo ad aprendere tutte le spetie roverscie, le giudica dirite.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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