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      Ma patienza: e perchè accennava la lettera, c'havesse Mess. Francesco, per satisfar l'amico, fattole qualche moto per nuova risposta, io, che so quanto sia grave a scrivere così lungamente e di soggetto altre volte trattato, particolarmente da' suoi pari, de' quai gl'ingegni, intenti ad altre et altre cose, difficilmente riedono alle istesse, havrei voluto in quel momento potere distornar la voglia che l'havesse preso di più prender la penna in mano per scrivermi lettere; tanto più ch'io conosco, esservi genti pronte ad impedire che non mi arrivino, acciò, sopra gli altri miei mali, io resti anchora senza questo bene: e Dio voglia che tai lettere non siano ingannevolmente da cotai trattenute appresso di sè per qualche fine stravagante, di dare ad intendere a qualcuno o di essere appellati di tal nome e cognome, o di haverle da me ricevuto, per dimostrare ch'io habbia commercio con loro, il che non è vero: e i danni che mi possono esser fatti, io gli comprendo in parte. Ma quanto prima ho potuto, ho rissoluto di scriverle questa forse ultima mia, nella quale chiegole perdono di tanto disturbo, ch'io, vilissimo, sonomi arrischiato di darle, e insieme la prego a desistere da scriver altro, sì per esser ciò indarno, come acciò che per l'odio ch'è a me portato, non fosse fatto a lei qualche nocumento, se bene V. S. è talmente appoggiata, che non ha da paventare di cosa alcuna: così foss'io! Fra tanto le viverò devotissimo servo, amarò et honorerò le dignissime sue virtudi; e pregherò del continovo il Signor Iddio per il compimento delle sue contentezze.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





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