Pagina (439/834)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Sia il canone AgBh, nel quale sia il convesso gh et il concavo AB, l'oggetto luminoso che manda i raggi a, b, et il piano che li riceve pq; cadano i due raggi eg, fh sopra le estremità del convesso, et sian refranti gr, hs sopra 'l concavo: chi dubita che duo altri raggi cg, dh, presi più al largo di quelli, concorerano prima che giungano al concavo, et spetialmente se i due gr, hs cadessero sopra 'l concavo in un punto? Concoran dunque in l, et cadan sopra il concavo in m, n, et sian da quello refranti in p, q: non sarà dunque meraviglia se la parte del'oggetto d, sarà veduta in p, et la parte e in q. Così tengo per fermo che infiniti raggi, che più al largo cadono sopra il convesso, s'invertano et non vengano a cadere sopra il concavo, come i raggi ag, bh, che concorendo in i s'invertono et vano a cadere in u, x, et di qui venga quello splendore quasi irremediabile che veggiamo ne' cannoni. Alla altra fallacia, i raggi gr, hs, che non s'invertono o non concorono nel canone, può ben esser che concorano fuori del concavo, ma che se, per essempio, non vi fosse il concavo concoressero in o, et col concavo concorano in t, et così i due raggi che da' punti y, k procedessero, andassero a concorer in z: et di qui viene che quanto [più] lontano dal concavo mettiam l'occhio, tanto meno quantità dell'oggetto veggiamo.
      [vedi figura 731.gif] In questa maniera pare a me che camini il negotio, rimetendomi alla sentenza di V. S., se però mi parerà meglio di questa, chè non vuo' promettere quello che al sicuro non potrei atendere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834

   





AgBh