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      A' medici ho dato bando generale, essendo rissoluto di dargli salvocondotto solo in grandissime necessità. Le mie regole della sanità sono il partire da tavola con un poco di fame, nel bere haver una honesta misura, mangiar cose tenere, friabili, di buon nutrimento et dilettevoli al gusto. I vini grandi sono esclusi per l'ordinario, ma de' buoni qualche volta ne bevo doppo i frutti, et ne faccio poco guasto; ma godo facendone parte agli amici, per li quali ne tengo buona conserva. Mi guardo dal freddo come da capitalissimo nimico, et così dal soverchio caldo, che mi possi infiamare. Ho sbandita la fatica, et il mio essercitio è moderatissimo, congionto sempre con la commodità et col gusto. I miei negotii sono tutti volontarii. Infatti mi sono persuaso che questo mondo sia fatto per mio servitio, et non io per lui.
      Così vorrei che facesse il mio S.r Galileo, per amore del quale maledisco mille volte il giorno le corti et l'ambitione. Lasci, in gratia, di rispondere a certi filosofi ignoranti; non perdi tempo a leggere le loro pazzie; non scrivi più cose dimostrative per via di discorso: et se i predicatori non muoiono dietro agl'ostinati peccatori, perchè ella vuole martereggiarsi da sè stessa per convertire gli ignoranti, i quali infine, non essendo predestinati o elletti, bisogna lasciarli cadere nel fuoco dell'ignoranza, e tanto più allegramente quanto che questa buona gente, nutrendosi in queste fiamme senza alcun dolore, si crederanno godere nel cielo della sapienza, et stimando l'anima di V. S. Ecc.ma perduta, si persuaderanno con le loro orationi di tirarla al suo ignorante paradiso?


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XI. Carteggio 1611-1613
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 834