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      E per dirle qualche cosa delle sudette Lettere, io le ho lette con mio grandissimo gusto, e veduto l'historia che V. S. fa delle macchie del sole, e come pruova bene la loro vicinità al corpo solare, et i loro moti, augumenti, e che non sieno stelle, nel che si porge a' bell'ingegni occasione di speculare che cosa elleno sieno: che se ben V. S., a f. 142(27), accenna qualche cosa, pure ne parla molto dubbiosamente, come convien fare delle cose che non hanno certa pruova. Et in vero, oltre che non pare verisimile che sieno il nutrimento della fiamma del sole, vi sarebbe gran difficoltà a ritrovare come si generino, se di matteria ellementare (a che non pare che tutti gli elementi potessino supplire per pochi giorni, ancor che tutti si convertissero in vapori), o se pure di celeste: nel che sarebbe dubbio come ella si oscurasse o si condensasse, e in virtù di che ella andasse verso il corpo solare, poichè non par verisimile ch'il sole operi in altra maniera che riscaldando, con che la matteria più tosto si rarefà e divien diafana che si condensi e s'oscuri, e col detto calore non tira a sè la matteria, ma rarefacendola la fa più leggiera. Quindi è ch'ella va all'in su non verso il corpo solare, ma più tosto verso il zenit. Ma comunque sia, si vede chiaro che queste cotali macchie impediscono in parte i raggi solari; onde non sarebbe per avventura cosa strana il giudicare che possa essere che di qui in parte proceda il maggiore o minor calore nelle stesse staggioni e nell'istesso clima.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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