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      M'è parso dover subito significar a V. S. l'uno et altro così confusamente come l'ho inteso, chè intendendone poi a pieno, come procuro, saprà il tutto; se ben poco pensiero bisognarà darsi di quella temerità che da sè stessa si condanna.
      Le darò un'altra nuova, se pur saràle nova: Apelle è uscito in publico, facendosi torre la tavola davanti. Francesco Aguilonio, Gesuita, nel suo volume d'Optica, dato in Anversa frescamente in luce(48), nel libro 5° et disputatione alla prop.e 56a, ha queste parole: Dicat alius, lunae maculas non earum rerum imagines esse quae in terris sunt, sed macularum quas superiore anno Christophorus Scheiner e Societate nostra, atque in Ingolstadiensi Academia matheseos professor, nomine Apellis post tabulam, primus in sole deprehendit; has, scilicet, una cum solis phantasia, in luna tamquam in speculo a nobis conspici: sed neque hoc recte affirmare quispiam poterit. Io certamente non so a che fine sia quest'Apelle venuto in palese; e resto maravigliato che pur gli pretendano il primato in questa osservatione i Padri, che sanno quanto prima V. S. ne trattò e le mostrò.
      Mi sodisfece certo il Cicognini(49), poichè, trovandomi alla veglia o festino scenico nelle nozze della Principessa Peretti(50), mia cugina, vidi che fra l'altri pianeti haveva, con molto garbo, posti i Medicei in choro intorno Giove. Piacque lo spettacolo a tutti, e la novità inserta al suo luogo. Ben è vero ch'io mi feci sentire ad alcuni primati Peripatetici, che non potevano contenersi di ringhiare, come veternosi e nimici d'ogni cosa nuova.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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