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      Io gli rendo grazie della fatica che si è presa in legger le mie Lettere e l'altro trattatello(63). E quanto all'essenza delle macchie solari, io veramente non ardirei mai di affermarne cosa alcuna, se non a quello che par che le si assimiglino, delle cose conosciute da noi: ma a quante più cose hanno similitudine, tanto più è dubbio l'affermar di loro quel che le sieno; oltre che posson esser mille cose ignotissime a noi. Quanto a le piazzette(64) più lucide, le sono assai meno osservabili che le macchie, e non se ne veggono sempre di molto apparenti. Parmi ben di scorger tutta la faccia del sole di luce, per modo di dire, eterogenea, cioè come circondata da una sottil nugola di disegual trasparenza. Quanto a quel ch'io scrivo a fac. 51(65), io veramente non ho hauto intenzione di dir che 'l corpo solare, rivolgendosi in sè stesso, non fusse per ricever qualche impedimento dall'ambiente che stesse fermo; ma hebbi pensiero di dir che, dato che l'ambiente si girasse intorno al sole, esso ancora da tal rivolgimento sarebbe menato in volta: però V. S. mi favorirà di riveder quel luogo, perchè forse ne potrà cavar questo senso che non ha dell'improbabile, sì come l'altro sarebbe veramente erroneo.
      Quanto alla sustanza delle stelle, io fo gran differenza tra le fisse e l'erranti; e tengo per fermo che le fisse sien lucide per loro stesse, siccome mi par esser certo che i pianeti ricevvino 'l lume dal sole: però quanto alle fisse, come splendidissime, non credo che agl'occhi nostri potessero esser trasparenti.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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