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      Il secondo punto è, che V. S., benchè creda e dimostri che dette macchie appariscano nel sole, non dimeno non par che bene si risolva se siano contigue a lui, overo siano nell'istesso corpo solare; et di qui argumentano che non si deva, per salvare dotrina di cosa incerta, metter nel cielo alterationi, contro la sentenza di tutti i filosofi et astrologi che fin hora hanno scritto. Et io, se voglio dir a V. S. liberamente il mio parere, mentre non si può dire che le dette macchie siano in orbi inferiori, terrei più tosto che fussero nel'istesso corpo solare, et che con esso si rivolgessero, onde perciò variassero grandezza e positura, perchè questo non haveria dell'impossibile, come non ha dell'impossibile che siano nella luna et in altre parti del cielo; et così non occorreria dare alterationi nel cielo. Ma a questo mio pensiero replicano anco questi tali, con dire che il corpo solare non ha del probabile che si rivolga in sè stesso, mentre nè la luna nè le stelle o altri corpi celesti fanno tale rivolgimento, et che, se bene ciò pare alla nostra vista, nondimeno questo viene dalla frequente scintillatione del sole, et dal nostro vedere molto di lontano sensibile eccedente di gran lunga il nostro senso. Dicono anco che è duro il credere che hoggi si sappia quello che da tanti valent'huomini per il passato non si è saputo. Ma di questa oppositione, come ridicula, non mi curo; quasi Iddio, quando diede a gli altri filosofi o astrologi l'ingegno di sapere molte cose, chiudesse la via a gl'altri d'inventar nuove dotrine: il che se fusse, non si sariano di nuovo ritrovati gli antipodi, da gli antichi negati, et tante altre cose le quali tuttavia si trovano et s'insegnano.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





Iddio