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      Stia dunque certa che quel che io non facessi per lei, no 'l farei in verità per huomo vivente; particolarmente trattandosi di fare un torto così incomportabile a persona tanto famosa per le sue virtù, tanto benemerita delle lettere e di tutti gl'amici suoi. Ma questi torrenti rovinosi e muglianti, che le sono stati figurati, non si sentono qua; e pure io pratico in qualche luogo, che ancora io, che non son sordo, ne havrei a sentir lo strepito. È ben vero che bisogna ricordarsi sempre, acres esse viros, cum dura proelia gente, in queste materie dove i frati non sogliono voler perdere. Però quella clausula salutare, del sottomettersi alla S.ta Madre Chiesa etc., non si replica mai tante volte che sia troppo. So che sempre ella lo ha fatto, non solo con l'animo, ma anco con la voce e con lo scritto; ma l'infinito affetto che io le porto fa che io non possa astenermi di ricordarlo, ben che questo offitio sia molto sproportionato alla mia età.
      Il S.r Card.l Barberino, il quale, come ella sa per esperienza, ha sempre ammirato il suo valore, mi diceva pure hiersera, che stimerebbe in queste opinioni maggior cautela il non uscir delle ragioni di Tolomeo o del Copernico, o finalmente che non eccedessero i limiti fisici o mathematici, perchè il dichiarar le Scritture pretendono i theologi che tocchi a loro; e quando si porti novità, ben che per ingegno ammiranda, non ogn'uno ha il cuore senza passione, che voglia prender le cose come son dette; chi amplifica, chi tramuta; tal cosa esce di bocca dal primo autore, che tanto sarà trasformata nel divolgarsi, che più non la riconoscerà per sua.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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