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      Scrivo con l'animo in mille parti: mi escusi se non ho saputo ben esplicare, ma ella havrà forse ritrovata prima questa medesima et altra miglior regola; suplirà al mio difetto.
      Se a Dio piacesse che questo broglio havesse buon essito, vorrei tornar a goderla da dovero, almeno con lettere, poichè vestendo li figliuoli del Prencipe l'habito senatorio solamente et essendo esclusi da ogni magistrato et regimento, io sarei libero dal broglio et dall'ocupatione che porta seco il governo delle cose publiche, et haverei per un doppio principato questa honorata maniera di ostracismo.
      In questo punto un mio balordissimo cameriero, che io non posso più soportare, mi ha dato le lettere di V. S. Ecc.ma scritte a Mess. Camillo(438), et per mostrar sofficienza di conoscer il suo carattere, nel porgermele m'ha detto: "Lettere del Galileo"; onde io, senza attender punto alla soprascritta, le ho aperte con molta avidità, credendo che fossero per me, et accortomi che erano scritte a Camillo, m'è rincresciuto assai, con tutto che, letta la loro continenza, m'accorgo che sono scritte per conto mio: tuttavia, per non dar disgusto a detto Camillo, non gliele manderò, poichè non contengono altro che il mio negotio del cameriero, del quale ho veduto il carattere, che m'è riuscito. Il resto dell'informatione non m'è piacciuta troppo: tuttavia tanti sono i difetti de' nostri Venetiani, che quando questo si moderasse, et per l'absenza degli amici et per la diversità della usanza di qua, lo pigliarei volontieri.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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