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      Onde primieramente mi è nell'animo di trattare della forma et figura del mondo, delle sue parti integrali, del numero de gl'elementi e del ciel e se si deve ammettere la sfera del fuoco o la moltitudine de gl'orbi ne' corpi celesti, della distintione che si trova tra la materia de' cieli e de gl'elementi, e simili cose. Nelle qualli discussioni dovendosi stabilire (sì come è il vero, quantumque contradica alla setta de' Peripatetici), che le parti integrali del mondo non sono altro che il cielo, il quale non è più che uno, et gl'elementi, quantumque siano quattro, nondimeno nè in tutto dal cielo differenti nè con quel sito disposti che comunemente si tiene, e per consequenza che la materia del cielo et de gl'elementi è l'istessa, e così soggetta alla generattione et corrottione et ad ogni mutatione l'una come l'altra, non essendo altro il cielo che un spatio, per dir così, sferico, pieno di corpo dell'istessa figura, tenue et aereo, nel quale si muovono la terra et gl'altri pianeti, levato il sole, il quale non è pianeta, ma è il centro (immobile ad locum, ma mobile in loco) di tutto questo spatio corporeo e sferico, attorno il quale sole, come intorno a proprio centro, con varii periodi si muovono (esplicando una indicibile harmonia e sapientissima distributione delle cose, fatta dal sommo Architetto) tutti i globi de' pianeti e delle stelle fisse nel predetto spacio che chiamiamo cielo; nè è altro la quinta essenza, corrispondente al quinto corpo o figura regolare de' mathematici, se non che il cielo empireo, corpo di sovrana e differente natura da ogn'altra corporea, e da sè inalterabile et incorrottibile e privo d'ogni sensibile qualità, e di quegli attributi dotato che la commune filosofia Peripatetica ha applicati promiscuamente, ma senz'alcun fondamento, a questo cielo visibile nostro, nel quale nondimeno tutto dì veggiamo mille alterationi di comete e di altre impressioni e spettacoli, che vanamente gli Aristotelici hanno attribuito alla terza regione dell'aere; tutte queste cose, per ciò che per il più vengono a contra[dire] ad Aristotele et alla comune filosofia, mi apriranno la strada a trattare del methodo et vera ragione del filosofare, e quanto ella debba essere aliena dalla pertinacia di seguire qualsivoglia auttore, e quanto in ogni cosa deve ricercare la nuda verità, sia pure ella detta da chi si voglia: et qui si tratterà de gl'errori d'Aristotele e della sua filosofia, la quale si mostrerà con varii essempi non essere tanto perfetta nè così mirabile come i suoi seguaci la fanno, al che si aggiugneranno testimonianze di molti de gl'istessi Peripatetici e persone gravissime et religiose e pie.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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