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      Questa è la testura dell'opra che sto facendo.
      Hor, perchè tra i molti argomenti già detti per la mobilità della terra, ne considerai talvolta uno, leggendo le Relazioni del Butero(465), che mi apportò alcuna materia di dubitare e di richiederne il parere di V. S., ne vengo brevemente alla narratione di quello, lasciando per hora gl'altri molti e più efficaci, de' quali a luogo e tempo V. S. ne sarà fatto partecipe. Riferisce il Butero, che sotto l'equinottiale, là dove più l'oceano si allarga et è senza alcuno impedimento di terra o isole o scogli, vi venga un perpetuo e continuo levante, il quale senza alcuno interrompimento, sempre a sè stesso uniforme, spira, il quale non può essere vento caggionato dalla essalatione della terra, come de i venti ordinarii vuole la meteorologia Aristotelica, sì per la lontanissima distanza dal continente della terra, sì per la perpetua uniformità del detto vento; onde, secondo la comune filosofia, tanto il Butero quanto altri attribuiscono questo effetto alla violenza del primo mobile, al cui moto vogliono che insino questa nostra bassa regione dell'aere sia soggetta. Ma io, che con varie ragioni conchiudo et demostrativamente provo, non darsi il moto ratto del primo mobile, e nell'istessa via Aristotelica (nella quale egli comunemente si concede) mostro, non potere nè anco defendersi almeno che passi la sfera del fuoco, ho giudicato questo accidente, di vento perpetuo orientale sotto la linea equinottiale, non essere altro che un poco di resistenza dell'aere, che fa egli incontra il moto della terra, la quale, dentro di lui e da lui concordata, si muove dall'occidente all'oriente, facendo la notte et il giorno.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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