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      Ma in ogni modo a rispetto di noi, che stiamo tra il tropico del Cancro et il circolo arctico, bisogna che ci sia nelle nubi alcuna sensibile mutazione, proportionata alla velocità del moto della terra, che poco varia in meno delle ottocento miglia l'hora in simil clima; che se bene fossero non più che quattrocento o cinquecento miglia, pure dovrebbono fare una notabile varietà nell'aspetto delle nuvole e di simili altre cose che si veggono nell'aere.
      Questo è quanto mi occorre dubitare con l'occasione dell'osservatione del Butero; nel che non dubito che alla risposta che V. S. mi farà cessare (sic) ogni dubietà.
      Mi sarà caro poi intendere se con l'occhiale di prospettiva V. S. ha scorto di nuovo alcuna cosa degna di sapersi o nel corpo lunare o pure del sole e sopra le macchie di lui; e così se vi è alcuna cosa scoperta di nuovo sopra i compagni di Giove, Pianeti Medicei, oltre di ciò che V. S. pose nel publico gli anni passati; di più, se nell'auge appaiono di notabile quantità minori, o nell'opposito maiori, i pianeti, per ciò che per la proportione dell'altezza bisognarebbe essere molto sensibili le varietà; ultimamente, in qual spacio un huomo, ascendendo a' globi del sole o luna o Venere o Mercurio, voltarebbe i piedi verso qual globo e la testa verso la terra, et per contrario, scendendo di là a noi, farebbe l'opposito. Nè occorrendomi altro per hora, fo fine, etc.
     
     
     
      1160.
     
      GALILEO a [CURZIO PICCHENA in Firenze].
      Roma, 1° gennaio 1616.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IV, car.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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