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      Ho anco ricevute lettere del S. Antonio Speziali; ma perchč l'hora č tarda, risponderņ col prossimo ordinario.
     
      Di Roma, li 20 di Feb.o 1616.
      Di V. S. Ill.maDev.mo et Obblig.mo Ser.re
      Galileo Galilei.
     
     
     
      1183.
     
      ALESSANDRO ORSINI a COSIMO II, Granduca di Toscana, [in Firenze].
      Roma, 20 febbraio 1616.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XV, car. 58. - Autografa la sottoscrizione.
     
      Ser.mo Sig.r mio Oss.mo
     
      Nelle cose di servitio di V. A. io non ho maggior mortificatione, che quando non posso pareggiar gli effetti alla volontą, benchč a questa parte soccorre la benignitą di V. A.: la quale nel particolar del matematico Galilei sodisfacendosi di quant'io ho potuto operar finhora, mi dą animo a sperare che del successo habbia a tenersi compitamente servita. Con che baciando di cuore le mani a V. A., le prego da Dio continova felicitą.
     
      Di Roma, a' 20 di Feb.o 1616.
      Di Vostra Alt.za Ser.maSer.mo Gran Duca.
      Aff.mo et Obbl.mo Ser.reA. Card.le Orsino.
     
     
     
      1184.
     
      GALILEO a GIACOMO MUTI in Roma.
      Roma, 28 febbraio 1616.
     
      Riproduciamo questa lettera, della quale non conosciamo alcuna fonte manoscritta, dal Tomo III, pag. 474-475, della prima edizione Fiorentina delle Opere di Galileo, dove vide per la prima volta la luce.
     
      Illustriss. ed Eccellentiss. Sig. e Padron Colendiss.
     
      Li giorni passati, quando feci reverenza all'Illustrissimo e Reverendissimo Signor Cardinal Muti, fu discorso, in presenza di Vostra Eccellenza, dell'inegualitą della superficie della luna; ed il Sig. Alessandro Capoano, per impugnarla, in materia di discorso propose che quando il globo lunare fosse di superficie ineguale e montuosa, si potrebbe in conseguenza dire, che avendo la natura prodotto la montuositą nella terra per benefizio di varie piante e d'animali, indirizzati al benefizio dell'uomo, come creatura pił perfetta dell'altre, cosģ anco nella luna vi fossero altre piante ed altri animali, indirizzati al benefizio d'altra creatura intellettiva pił perfetta; quali conseguenze essendo falsissime, concludeva che nč meno vi fosse montuositą. A questo io risposi, dell'inegualitą della superficie della luna averne noi sensata esperienza per mezzo del telescopio; quanto alle conseguenze, non solamente non esser necessarie, ma assolutamente false e impossibili, potendo io dimostrare che in quel globo in conto alcuno non solamente non vi potevano esser uomini, ma nč animali, nč piante, nč altra cosa di queste o simili a queste, che si trovano in terra: e la mia dimostrazione fu la seguente.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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