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      Ma a voler ragionar bene di così fatta cosa, egli bisogna principalmente fabbricare migliore occhiale, perchè l'arte può e deve soccorrere ala manchevole natura in questo caso: e solo dirò che io adopro tre occhiali; uno, che molto conforta la vista, fa chiarissimo, distingue molto bene i colori e perfettamente disegna gl'idoli dele cose; io ne adopro uno che fa molto maggiore, sicchè per esso si veggiono molto bene le stelle picciolette intorno a Giove, ma fa torbido grandemente. Hora, con questi tre strumenti mirando nela luna, io veggio generalmente le medesime cose, ma in specie con qualche diferenza. Però, quando egli si haverà uno occhiale che faccia chiaro e ben distinto come il mio primo, e grande come il mio terzo, allora io terrò che si possa discorrere dele macchie dela luna, di quelle di Venere, e de' i moti e dele grandezze dele picciole stelle intorno a Giove, e sopratutto con sì fatto strumento aspettare di vedere una grande eclisse, et allora si potrà conoscere dirittamente da quello che nasce: ch'i' ò veduta alcuna volta Venere(537) congiunta con la luna, e benchè la luna sia densa e nera, non ha possuto ritenere a gli occhi miei ch'io Venere non veggia, e come scrive Gio. Villani(538) che altri hanno veduto.
      Poi, quanto al moto dela terra, io certo molto volentieri mi accorderei che la si movesse: e dove alcuni dicano che nel metterla nel quarto luogo non si può, perchè noi metteremmo l'inferno nel cielo, io direi ch'egli si può, e direi molte cose molto belle; et dove altri ponessero inanzi lasciar cadere da una torre un sasso, e volessero provare che la terra non si muove, io con la medesima torre e col medesimo sasso proverei che la terra si muove; e dove questa prova fussi falsa, assai sarebbe ella vera s'ella dimostrassi che quella prima fussi falsissima.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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