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      243. - Copia di mano di GALILEO.
     
      Quando ricevetti la lettera di V. S. de' 16 di Maggio(559), havevo dato largo conto alli SS.i Conti di Lemos e di Castro del negozio che V. S. mi haveva trattato. Credo che io lo referii a loro Ecc.ze con particolarità, e che risposi alle loro domande di maniera che restorno capaci. Dopo la ricevuta di essa lettera, e con occasione del discorso d'essa, son tornato a far gl'offizii che mi son parsi necessarii, acciochè, arrivando noi a Madrid, possa il negozio tirarsi avanti, poi che, a quel ch'io intendo, è stato sino ad hora in silenzio, come orivolo a cui mancasse la corda. Il Conte mio Signore, come quello che è stato presidente del Supremo Consiglio dell'Indie e che sa assai di navigazioni, ha preso molto piacere d'intender la proposizione, estimandola di sorte(560), che tengo per certo che aiuterà il progresso e successo di essa; e questa è la intenzione che mi ha dato. In questa conformità (serbando per ciò la lettera di V. S.) lo ricorderò a S. E., e per il restante parlerò con l'Ambasciator del G. Duca, e per suo mezo scriverò a V. S., o, come adesso, per mezo del S. Ottaviano Vestrio Barbiano.
      Mi duole molto che V. S. non si ritrovi con intera sanità: però mi dice l'animo che V. S. la ricupererà in arrivando a respirare l'aria di Firenze, chè la patria ha potere in maggior cose. Adesso quello che resta che dire a V. S. è che preghi Dio che ci dia buon viaggio, poi che ha da resultar da esso questo negozio, che io porto a mio carico. Desidero similmente che V. S. mi comandi altre cose di suo servizio, perchè vo con ansietà d'impiegarmi in esso, come lo manifesteranno le occasioni.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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