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      Chè, movendosi circolarmente, ella havrebbe due moti, uno naturale, l'altro violento, nè so quale potesse figurarsi l'agente violento; oltrechè tale moto non potrebbe essere perpetuo. Et se lo volessimo considerare preternaturale, bisognarebbe assegnarlo naturale a qualc'altro corpo; che non convenirebbe se non al cielo, cui solo è concesso il moto diurno, et non a gl'altri elementi, quali hanno il loro proprio moto naturale et retto.
      Se lo stesso moto havesse circolare, in tale caso la terra et il cielo sarebbono sempre nel medesimo sito, et un aspetto del cielo guardarebbe la medesima parte della terra.
      Se si dica che l'acqua si mova con lo stesso moto della terra et con la stessa velocità con essa terra, et così anco gl'altri elementi, in ta[le] caso non si comprenderebbe il moto loro: et pure sensatamente proviamo il moto diurno del'aere sopra gl'altissimi monti, quali nondimeno vediamo immobili starsene et perpetui con la quieta terra.
      Tra gli moti circolari, quanto più l'inferiore è distante, da tanti più moti viene mosso, come ci si fa manifesto in tutte le sfere; chè la prima, propinquissima a semplicissimo et immobile Ente, movesi d'unico moto, semplicissimo et regolato: che perciò la terra, se circolarmente si movesse, dovrebbe moversi di più moti, massime diurno et di quello che si fa nel zodiaco. Ma tale moto non si scorge nella terra, poichè sempre le stelle fisse appariscono e tramontano dalla medesma parte del cielo; il che non succederebbe, se la si movesse di questi due moti.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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