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      Io lo lessi tutto subito con avidità; poi tornai a studiarlo con diligenza, e l'ho riletto più volte, sì che hora mai poco ne manca che non lo so tutto alla mente. Di qui V. S. potrà immaginarsi quanto mi sia piaciuto. Il medesimo è intervenuto al S.r D. Virginio: et a dirne il vero, quella semplice linea retta del moto cometario serve a tante operationi, che noi ne siamo innamorati; e ben che le osservationi che si fanno intorno alle comete habbiano tante varietà di moti, credo al certo che difficilmente sia per trovarsi chi ne salvi più, e con maniera più facile, e con quella simplicità di operare che mi par propria della natura. Ma io, che poco intendo, posso più ammirare che discorrerne. Quel trattato della luce e del capillitio delle stelle mi pare che convinca, se bene qua haverebbero desiderato qualche parola di più nel provare che l'aria non si illumina nè può illustrarsi, asserendosi solamente; perchè se bene a lei deve esser tanto noto che ci è superflua la prova, con tutto ciò quelli che havevano bisogno di quel discorso, et a' quali era ignoto questo splendore adventitio esser refrattione nell'occhio, seguono ancora a dubitare di questa propositione. Assolutamente il discorso è parso mirabile, et a me miracoloso: roba nova, propositioni paradosse al vulgo filosofico, probate con tanta evidenza, in chi non desterà maraviglia? Poi che ella mi domanda liberamente, le dirò bene una cosa che qua non è finita di piacere, et è quel volerla pigliare col Collegio Romano, nel quale si è fatto publicamente professione di honorar tanto V. S. I Giesuiti se ne tengono molto offesi, e si preparano alle risposte; e ben che in questa parte io sappia e conosca la saldezza delle sue conclusioni, con tutto ciò mi dispiace che tanto si sia diminuita in loro quella benevolenza et applauso che facevano al suo nome.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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