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      Pisa, 20 maggio 1620.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VIII, car. 120. - Autografa.
     
      Molto Ill.re S.r et P.ron Col.mo
     
      So che non accade ch'io adduca scuse a V. S. di non l'havere iscritto, perchè tutte riuscirebbono scarse, quando questo solo non li capisse nell'animo, che il non haver cosa degna di scrivere ad un par suo, et non volerla infastidire con cose frivole, è stato causa di cotesto; chè quanto al ricordarmeli continuamente servitore, non ho mancato di farlo (come ben era conveniente e conforme al vero), scrivendo al P. D. Benedetto(83), reputando quasi di scrivere a V. S. stessa, come ch'io sappi lor due esser, per dir così, d'un animo stesso. Pure, se questo non gli paresse causa sufficiente, converrà sottopormi alla censura di V. S., confessando che l'haver io fatto un certo habito di scriver pocco, per conformarmi al desiderio de' superiori, che per il pagare le lettere che vengono in risposta non mancano mai di lamentarsi, mi facci notare di qualche specie di poltroneria, ma insieme scusi, sì come credo che V. S. con la sua prudenza mi scuserà.
      Hora, che sono per andare a stare a Milano, d'ordine de' miei superiori, e che non sono per abboccarmi con V. S., dovendo andare per la via di Genoa, mi parrebbe di mancar troppo del debito mio, s'io non facessi con lei la partenza (come si suol dire) con offerirli le mie, benchè deboli, forze a servirla in ogni occasione ch'ella mi conoschi buono. D'una cosa poi la pregherò mi vogli favorire (se li par cosa lecita però), cioè di una lettera sua in raccomandatione appresso il S.r Card.le Borromeo, che mi sarà gratissima, quanto qualsivoglia commandamento suo mi sarà sempre.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIII. Carteggio 1620-1628
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 592

   





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