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      Con che fine gli pregherò da N. S. il colmo d'ogni bene, offerendomeli servitore prontissimo e basciandoli le mani.
     
      Di Pisa, alli 20 di Maggio 1620.
      Di V. S. molto Ill.reSer.re di cuore
      F. Bon.ra Cavalieri da Mil.o Gesuato.
     
     
     
      1469*.
     
      FRANCESCO MARIA DEL MONTE a GALILEO in Firenze.
      Roma, 6 giugno 1620.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIV, car. 166. - Autografa la sottoscrizione.
     
      Ill.re Sig.re
     
      È riuscito di mia compita satisfattione l'occhiale che V. S. mi ha mandato(84), come non poteva riuscir altrimente partendosi da le sue mani. Gliene rendo però affettuosissime gratie, come di cosa che mi è stata sopra modo gratissima et nela quale io considero egualmente il suo valore et la sua cortesia. Posso ben assicurarla che a V. S. non mancarà modo di obligarmi anco maggiormente, se le piacerà di darlo a me d'impiegarmi in occasioni di suo servitio. Et la saluto di core.
     
      Di Roma, li 6 di Giugno 1620.
      Di V. S.
      S.r Galileo Galilei.
      Come fratello Amor.moIl Card.le dal Monte.
     
      Fuori: All'Ill.re Sig.rIl S.r Galileo Galilei.
      Firenze.
     
     
     
      1470.
     
      MARIO GUIDUCCI a FEDERICO CESI [in Acquasparta].
      Firenze, 19 giugno 1620.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIV, car. 40. - Copia di mano del sec. XVIII. In capo alla copia si legge, della stessa mano: "Mario Guiducci al medesimo Principe Cesi, di faccenda letteraria".
     
      Mando a V. E. un poco di risposta(85) che io ho fatto alla Libra Astronomica di Lottario Sarsi, col quale ho, più tosto che col Sig.re Grassi, voluto trattare per più cagioni. Ho preso per me il consiglio che V. E. dava al Sig.re Galileo, di risponder con una lettera ad altra persona, e non al Sarsi; tanto più che havendomi egli sdegnato(86) per avversario quando io era Consolo, molto maggiormente haverebbe riputato vile il cimentarsi meco ora che io non ho quella dignità. Ho bene fatto servitio notabile al Sig.re Grassi a pigliarla col Sarsi, avendo per ciò tralasciato di dichiarar quell'ingegnoso anagramma, dal quale (essendo sotto la persona di Lothario Sarsio Sigensano mascherata la persona di Horatio Grassio Salonensi) chiaramente si poteva far giuditio della dottrina di quella scrittura, e dire che il Sig.re Grassi, come di sangue Salonese, era però di dottrina e di scienza Salonense: del qual luogo faccendo nella sua Geografia memoria Strabone, dice nel Libro 2: Salon, regio Bythiniae bobus ferendis idonea; nè da ciò aborriva il cognome de' Grassi.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIII. Carteggio 1620-1628
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 592

   





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