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      Il Sig. Cav. Chiaramonti, come più interessato di me, ha sollecitata la risposta al Keplero; ma io, impedito da varii disturbi, sarò più tardo nella mia, la quale però son per spedire in breve nella forma che altra volta(784) scrissi a V. S., ancor che mi dispiaccia l'havermi a occupar sempre su queste contradizzioni.
      Io sono, da 3 mesi in qua, sopra un maneggio ammirabile, che è di multiplicar con artifizio estremamente la virtù della calamita in sostenere il ferro: et già sono arrivato a fare che un pezzetto di 6 oncie, che per sua forza naturale non sostiene più di un'oncia di ferro, ne sostiene con arte once 150, e spero di havere a passare ancora a maggior quantità; e ne darò conto a V. S. come a persona specolativa e che gusta di simili accidenti, de i quali io non posso abastanza stupirmi, mentre veggo farsi tanto arrabbiatamente una congiunzione con una semplice virtù immateriale: e tanto più mi pregio in questo affare, quanto che io veggo il Gilberti(785), che tanto si profondò in questa specolazione e tanto sperimentò e con tanta diligenza scrisse, non passò a far che un simil pezzo di calamità che per sè stesso reggesse non più di 1 oncia, con l'artifizio poi potesse regger più di o. 3, come si legge nel 2° libro suo De magnete, al cap. 17. Questo acquisto, che di giorno in giorno sono andato a poco a poco facendo, mi ha talmente adescato col gusto e con lo stupore, che son quasi doventato un magnano, et occupandomi in questo ho quasi del tutto messo da banda ogn'altra cura; e doventando continuamente più avaro et ingordo, non posso saziarmi, e quando da principio mi pareva un guadagno grandissimo il fargli sostener 40 volte più del suo innato vigore, hora l'usura di 150 non mi contenta, e per ogni nuovo agumento, ancor che piccolo, mi vo travagliando, et intanto imparando qual sia l'affetto e l'insaziabilità de gli avari.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIII. Carteggio 1620-1628
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 592

   





Keplero Gilberti