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      Rimando i collari de i ragazzi, et nel fondo della paniera vi sono 8 morselletti, et due ne haviamo presi per noi, già ch'ella, per sua amorevolezza, ce li concede. Ho fatto anco (del zucchero che mandò) un poca di conserva di agro di cedro e di quella di fiori di ramerino, ma non sono ancora in ordine per poterli mandare.
      Mi rallegro del suo progresso in sanità, et prego Nostro Signore che gliela renda perfettamente, se è per il meglio. Et per fine(945) me le raccomando, insieme con Suor Arcangela e Suor Luisa. (La zia, ci si intende.(946))
     
      Li 8 d'Aprile 1628.
     
      Sua Fig.la Aff.maSuor M.a Celeste.
     
      Fuori: Al mio Amatiss.mo Sig.r Padre
      Il Sig.r Galileo Galilei.
     
     
     
      1872*.
     
      MARIA CELESTE GALILEI a GALILEO in Bellosguardo.
      Arcetri, 10 aprile 1628.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 71. - Autografa.
     
      Amatiss.mo Sig.r Padre,
     
      La liberalità et amorevolezza di V. S. in alcuna maniera non compatisce d'esser paragonata con l'avaritia del Papazzoni(947), ma più tosto (quando ci fossin forze corrispondenti all'animo) a quella di Alessandro Magno; o, per dir meglio, io, quanto a me, assomiglierei V. S. al pellicano, che sì come egli per sostentar i suoi figliuoli sviscera sè stesso, così lei per sovvenire alle necessità di noi sue care figliuole non havrebbe riguardo di privar sè stessa di cosa a lei necessaria. Hor quanto meno dovrò io dubitare che gli dia molestia il pensiero di dovermi mandare 3 o 4 libre di zucchero, acciò ch'io possa condir per lei i cedri mandatimi? Certo ch'io non temo punto che questo pensiero et affanno habbia havuto forza di causargli una minima palpitation di cuore, et con questa sicurtà ho tardato a dargli risposta; oltre che, sopragiungendo il medico (appunto quando mi ero messa a scrivere), chiamato da me per causa della nostra maestra che si ritrova ammalata già sono parecchi giorni, e convenendomi assister a lei e doppo a tre altre ammalate, mi fu impossibile il poter all'hora satisfare all'obligo mio, già che in quell'atione non mi era lecito mandar altri in mio scambio.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIII. Carteggio 1620-1628
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 592

   





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