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      Non posso dissimular il mio dolore, nè più in lungo a questa maniera menar mia vita, nè mi posso dar ad intender di star bene; e mi spavento quando penso al mio infelice stato, e per quante angustie ancora mi converrà passare. A buon dire a chi non tocca, e nessuno prova il mio male che io solo: e se voi mi dite che avete molti fastidi, ve lo credo, tra i quali questo potrebbe esserne uno de' principali, ciò è veder andar di male queste infelici creature. Adunque spero che aiuterete e presterete il vostro consiglio per cavar voi e me di questo travaglio, approvando il mio giusto desiderio. Vi prego a scrivermi liberamente l'animo vostro e quello giudicate che sia a preposito per riparare senza più indugio a tanto sconcertamento, chè mi sforzerò a far quanto mai mi sarà possibile; et in un medemo tempo verrei a far l'obligo mio appresso Iddio e il mondo, e in parte alleggerire l'inmensa mia aflizione.
      Fo fare l'orivolo per le monache, e sarà un quadrato di più di 1/2 braccio per ogni banda; come sia finito, e che rieschi buono, vederò di mandarlo con prima sicura occasione: et intanto saluto esse Reverende, con la Massimiliana e Mechilde, caramente. Vi prego a non dir niente alla Chiara della mia indisposizione, per non turbarla. Non manco di medicarmi per veder di alleggerire il mio solito aggravato stomaco e tremor di cuore, quale a questi giorni mi ha dui volte terribilmente travagliato per lo spazio di molt'ore; e questo è frutto delle mie allegrezze che giornalmente vanno moltiplicando.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIII. Carteggio 1620-1628
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 592

   





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