Pagina (52/604)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Lascio pensare a V. S. qual fossi l'orrore che ci sopraprese, quando la trovammo tutta sangue e così mal concia. Ma più ci dà stupore che, nell'istesso tempo che si era ferita, ella fa romore perchè si vadia là in cella, domanda il confessore, e in confessione gli consegna il ferro che adoprò, acciò non sia visto da alcuno (se bene, per quanto possiamo conghietturare, fu un temperino): basta che apparisce ch'ella sia pazza e savia nel medesimo tempo, e non si può concluder altro se non che questi sono occulti giuditii del Signore, il quale ancora la lascia in vita, quando per ragioni naturali doveva morire, essendo le ferite tutte pericolose, per quanto diceva il cerusico; che per ciò siamo state a guardarla continuamente, giorno e notte. Adesso siamo qui tutte sane, per gratia di Dio benedetto, et lei si tiene in letto legata, ma con le medesime frenesie, che per ciò stiamo in continuo timore di qualche altra stravaganza.
      Doppo questo mio travaglio voglio accennarle un'altra inquietudine d'animo sofferta da me da poi in qua che V. S.(113), per sua amorevolezza, mi donò i 20 scudi che gli domandai(114) (poi che alla presenza non ardii di dirle liberamente l'animo mio, quando ultimamente mi domandò se ancora havevo havuta la cella): e ciò è, che essendo io andata con i danari in mano a trovar la monaca che la vendeva, ella, che era in molta necessità, volentieri havrebbe accettati detti danari, ma di privarsi per ancora della cella non si risolveva; sì che, non essendo accordo in fra di noi, non ne seguì altro, non pretendendo io altro che la presente comodità di quella stanzuola.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le opere di Galileo Galilei
Volume XIV. Carteggio 1629-1632
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1965-1965 pagine 604

   





Dio