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      Quand'io le scrissi a' giorni a dietro le mie lettere(262), mi credevo che il Sig.r suo figliuolo se ne stessi a Bello Sguardo, dove mi era tolto l'arrivare da brighe e fastidi senza fine. Oltre a questo, mi davo ad intendere che V. S. non fusse per mettersi a dar ragguaglio particolare di quel che succedeva intorno al suo negotio; però mi mossi a scriverle con quell'instanza: non vorrei già che la mia poca consideratione havesse preso titolo d'una gran prosuntione. Arrivai la prima volta ch'i' potetti a Bellosguardo, e quivi seppi che il Sig.r Vincentio se n'era partito d'un pezzo ammalato(263). Lo trovai poi a casa, e sentii le nuove della grandine capricciosa e del buono indirizzo in che erano i suoi divini Dialogi. Rimasi però pentito della mia inconsiderata dimanda, potendo con essa affaticar senza proposito la gentilezza di V. S.; e per rimediarvi dissi al Sig.r Vincentio che le desse conto dell'haver io già ricevuto le nuove, e che però ella non si pigliasse altra briga di scrivermi, ch'io dovevo più tosto desiderare scusa che risposta: e certo che se la mia disavveduta richiesta mi mandava sue lettere, che per altro sarebber gratissime e desideratissime, m'havrebber più tosto fatto arrossir di vergogna che rallegrare. Questa, che ha per fine di favorirmi d'un suo comandamento, mi ha recato un contento singolarissimo, e non ci è chi me lo turbi, se non il dubbio di non haver in questa fretta servitola compitamente e con quella sodisfatione ch'i' haverei forse potuto accrescerle con larghezza di tempo.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIV. Carteggio 1629-1632
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1965-1965 pagine 604

   





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