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      Conosco veramente che in questo mi dimostro di animo vile e codardo, poi che con generosità dovrei persuadermi che, sì come io non cederei ad alcuno in questo particolare, ciò è nell'amar lei, così, all'incontro, che lei ami più di ciascun altro noi sue figliuole; ma credo che questo timore proceda da scarsezza di meriti. E questo basti per hora.
      Ci dispiace(281) il sentire la sua indispositione, e veramente, per haver V. S. fatto viaggio nella stagione che siamo, non poteva esser altrimenti; anzi che mi stupivo, sentendo che V. S. andava ogni giorno in Firenze. La prego per tanto a starsene qualche giorno in riposo, nè pigli fretta di venir da noi, perchè ci è più cara la sua sanità che la sua vista. In tanto veda se per sorte gl'è restata una corona per portarmi, la quale vorrei mandar alla mia S.r Ortensia, essendo un gran pezzo che non gl'ho scritto, sì come anco ho mancato non scrivendo prima a V. S., mediante l'esser ancor io stata sopraffatta da una estrema lassezza, e tale che non mi dava il cuore di muover la penna, per così dire. Ma da poi in qua che è alquanto cessato il caldo, sto benissimo, per gratia del Signor Iddio, il quale non lascio di continuamente pregar per la salute e sanità di V. S., premendomi non meno la sua che la mia propria.
      La ringratiamo del vino e frutte, così a noi oltremodo gratissime: e perchè serbavamo questi pochi marzapanetti, numero 12, per quando veniva da noi, adesso glieli mandiamo, acciò non indurischino; i biscottini saranno per la Virginia(282). Per fine la salutiamo, insieme con la Madre badessa e tutte, affettuosamente.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIV. Carteggio 1629-1632
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1965-1965 pagine 604

   





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