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      Questo mi par verità dimostrata. Ma perchè V. S. mi disse iersera esser certo del contrario, sendo controversia che oggi veglia con gran caldezza, desidererei ch'ella mi scoprisse dov'è la fallacia, già che io da me non mi so dare il torto; e mi son mosso a scriverle, non mi sendo paruto tempo iersera da tirar più in lungo il discorso: e quel ch'ella mi disse in contrario, non mi quietò, perchè, mentre i canali sieno per tutto eguali e uniformi, che l'acqua nelle svolte gonfi, io non lo credo, se bene allor lo concessi, ma equivocai nella sua proposta; e se bene ella può aver visto in qualche particolare cotale effetto, può esser nato da altri accidenti che non abbian che far nulla co 'l torto o diritto, i quali rimossi l'acqua si spianerebbe.
      Circa poi a quelle due esperienze, della cannella torta che sbocca quanto la diritta, e del canal cadente, pur torto, che a' medesimi termini acquista momento quanto il diritto (segno manifesto che la velocità non è impedita dalla tortezza), a che V. S. mi disse non esser la medesima cosa, non mi pare che in altro diversifichino se non nell'esser questi, canali coperti, e quelli scoperti, la qual copertura non intendo in che modo possa esser cagione di variar la cosa. Oltre a che ho osservato spessissime volte in molte storture di queste nostre fosse che conducono acqua, e nella Marina stessa, che qui a noi è per tutto torta, e V. S. anch'ella lo può osservare nell'andare a spasso per il suo piano, ho osservato, dico, in dette storture l'acqua non mostrar pur minimo cenno di gonfiamento; e quel che non segue nel piccolo non deve seguire anche nel grande, già che la natura nelle cose simili opera sempre con la medesima proporzione.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIV. Carteggio 1629-1632
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1965-1965 pagine 604

   





Marina