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      E dicogli certo, Sig.r Galileo, che oltre a queste parole, quando(373) poi la sua povera moglie con tutti i suoi figliuolini attorno mi pregarono a man giunte e con le ginocchia a terra, perchè volessi anco da parte loro supplicar V. S. Ecc.ma e di mercè e di misericordia, mi s'intenerì l'animo in maniera, che non dubito che al sentir tal cosa non sia anco per addolcirsi nel suo ogni amarezza che mai si riserbasse (cosa che non voglio credere) verso di loro. Tanto più che se a questa sì nobil virtù, non solamente di perdonar l'offese, ma anco di beneficar gl'offensori, sono arrivati molti nati et allevati nelle tenebre della gentilità, che non dovrà o che non vorrà fare uno nato et allevato nella luce della legge Cristiana, e fornito per sè di tanto sapere e di tanta prudenza? Che perciò non conviene che io entri qua con lei a filosofare, nè a dargli ad intendere che il vincer sè stesso in perdonar altrui sia la maggior vittoria e la m[agg]ior gloria che altri possa acquistarsi presso di Dio [e] degl'huomini. Ma dirò bene che ella, con la sua prudenza, sa e vede sopr'ogni altro quanto s'aspetti all'honore e grandezza dell'animo suo, et alla riputatione della sua così nobil casata, il non permettere che queste povere creature vadan battendo le porte altrui per non morirsi di fame. Gli parlo, come ella vede, con quella buona confidenza che parmi di poter usare con persona così cortese. Ma se pure, per mia insofficienza et inabilità, che riconosco in me stesso, non fossi atto a muoverla con queste parole, la muova almeno la riverenza che ella deve al Sig.r Vincentio suo padre et alla Sig.ra sua madre, che fin dal cielo la pregano e caldamente gli raccomandano il suo caro, il suo legitimo, sangue.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIV. Carteggio 1629-1632
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1965-1965 pagine 604

   





Cristiana Dio Vincentio