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      O fosse che egli si volesse mantenere e mostrarsi credulo sin all'ora, o che realmente si sodisfacessi con quella giustificazione, mi diede segno di grandissima allegrezza, affermando che da ciò poteva resultare benefizio singolarissimo all'amico; che quanto a sè restava molto ben chiaro, e che non arebbe mancato nell'istessa maniera di levar tutte l'ombre a qualunque altro che le avesse avute. Io da questo presi occasione di rinovar la memoria della prontezza del S.r Galileo in dimostrarsi ossequentissimo e non meno apparecchiato a obbedire a tutto quello che gli venisse imposto da' superiori, leggendogli quella parte della lettera che ciò conteneva, e tacendo l'altra dove si diceva che non potendo darsi sodisfazione nel libro dei Dialoghi, perchè di già n'erano usciti fuori e sparsi troppi per tutt'Europa; perchè questo arebbe dato grandissimo fastidio, apprendendosi, per quanto io veggo e anco non ho lasciato di far credere con buona occasione, che pochi se ne sieno spacciati, mediante l'esser serrati i passi, rispetto al contagio.
      Da questo facemmo passaggio a discorrer qualche cosa del merito; intorno a che non sento altra doglienza che le medesime che io scrissi costà sin dal principio, cioè quel proemio separato, e di carattere diverso dal rimanente dell'opera; e quanto agli argumenti di N. S.re, che era un solo veramente e si vedeva nel fine del libro, ma che era stato posto in bocca di Simplicio, personaggio in tutto il progresso molto poco stimato, anzi più tosto deriso e burlato.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIV. Carteggio 1629-1632
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1965-1965 pagine 604

   





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