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      Si se dicesse che questo non impedisce che la terra con la sua velocità non imprimi qualche moto o spinta alle cose che li sono di sopra, come fa la rota, dico assolutamente di no; perchè, benchè la pietra scagli, non camina fuora più velocemente che la rota, la quale non può imprimere più velocità che ella ha in sè stessa, ma che per l'aria intermesa si fa una separazione della piera et della rota: et chi concedesse l'impressione d'una più grande velocità, seguirebbe che una palla sopra qualche superficie piana (voglio dir eguale circolare) della terra anderebbe rodolando inanzi senza separarse, o almeno si revolverebbe in sè stessa, per toccarse duoi cerchi. Ma si la terra et li edifizii vanno d'una istessa velocità insieme con l'aria, non sarà nissuna ragione di scagliamento.
      Che ogni corpo in istato di quiete et mobile passi per tutti li gradi di tardità avanti che aquistar la velocità, lo credo di quelli che vanno al suo tutto; ma mi pare che, per essempio, una sosta habbia più velocità nel principio del moto che nel fine. La ragione è, perchè si se alsa manco, à manco forza et manco velocità; donche, alsandola più, si aggionge forza et velocità; et come questa forza nel'alsarla è l'ultima, cossì nel sbassarse o distenderse è la prima. Si se dice che una sosta tesa non romperà una noce che li sarà sotto et la tochi, ma bene si è un poco discosta, risponderò che questo non proviene della velocità, ma di non poter imprimere essa sua velocità o forza; come un archibugio curto et un longo, carghi d'un'istessa quantità di polvere, la palla del longo va più longe, perchè il fuoco ha più tempo d'imprimere la sua violenza; ma l'una et l'altra con più velocità al principio che al fine.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XV. Carteggio 1633
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 485