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      Io tornai a soggiungere che l'età sua grave, la poca salute et la prontezza in sottoporsi a ogni censura, lo potevan rendere meritevole d'ogni favore: ma mi disse di nuovo di creder in somma che non si potrà far di meno, et che Iddio li perdoni a entrar in queste materie, tornando a dire che si tratta di dottrine nuove e della Scrittura Sacra, e che la meglio di tutte è quella d'andar con la comune, e che Dio aiuti anch'il Ciampoli una volta con queste nuove opinioni, perchè anch'egli vi ha humore et è amico di nuova filosofia; che il Signor Galileo è stato suo amico, et hanno insieme trattato e magnato più volte domesticamente, e dispiacerli d'haverlo a disgustare, ma trattarsi d'interesse della fede e della religione. Mi parve d'andar soggiungendo che egli facilmente, se sarà udito, darà ogni satisfatione, con quella reverenza però che è dovuta al Santo Uffitio; ma mi rispose che a suo tempo sarà esaminato, ma che v'è un argumento al quale non hanno mai saputo rispondere, che è quello che Iddio è omnipotente e può far ogni cosa; se è omnipotente, perchè vogliamo necessitarlo? Io dicevo di non saper parlare di queste materie, ma di parermi d'haver udito dire al medesimo Signor Galilei, prima, che egli non teneva per vera l'opinione del moto della terra, ma che sì come Iddio poteva far il mondo in mille modi, così non si poteva negar nè meno che non l'havessi possuto far anche in questo. Ma riscaldandosi mi rispose che non si doveva impor necessità a Dio benedetto: et io, vedendolo entrare in escandescenza, non volsi mettermi a disputar di quel che non sapevo et apportarle disgusto con pregiuditio del Sig.r Galilei; ma soggiunsi che egli in somma era qui per ubbidire, per cancellare o retrattare tutto quel che le potesse esser rimostrato esser servitio della religione, e che io non sapevo di questa scienza, nè volevo, col parlarne, dir qualche eresia; e mettendola in canzona, col sospetto di poter anch'io offendere il S. Offitio, passai in altro negotio.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XV. Carteggio 1633
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 485

   





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