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      E con questo tutt'a due unitamente li baciamo le mani con ogni affetto.
     
      Di Poppi, li dua di Maggio 1633.
      Di V. S. molt'Ill.reAff.o Figliuolo
      Vincenzio Galilei.
     
      Fuori: Al molt'Ill.re Sig.re e P.ron mio Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
      Roma.
     
     
     
      2492*.
     
      [GIOVANFRANCESCO BUONAMICI] a....
      [Roma], 2 maggio 1633.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XV, car. 74t. - Da un diario autografo.
     
      [vedi figura 2492.gif]
     
      1633.
      Maggio,
      lunedì, 2.
     
      .... Il Sig.r Galileo Galilei uscì dal S.to Ufitio, dove è stato ritenuto in assai larga custodia per 12 giorni per esaminarlo sopra il suo libro de' Dialogi della constitutione dell'universo circa il sistema Coperniano della mobilità della terra et stabilità del sole. Della qual materia è bene di sapere che il S.r Galileo più anni sono, mediante il telescopio o tubo di lunga vista, ha scoperto molte cose nel cielo, dalle quali per buone ratiocinationi filosofiche, comprobate dal senso visibile, trova probabile l'opinione che Nicolò Copernico conformandosi a quella de' Pitagorici, ha tenuto, che la terra si muova et che 'l sole stia fermo, girandosi in sè stesso da mezzo giorno a tramontana; la quale opinione, per prima assai oscura, vien molto dichiarata dalle prove sensate del telescopio. In tempo di Paolo V° fu contrariata questa opinione, come erronea et contraria a molti luoghi della Sacra Scrittura; perciò Paolo V° fu di parere di dichiararla contraria alla Fede: ma opponendosi li SS.ri Card.li Bonifatio Gaetano et Maffeo Barberino, hoggi Urbano 8°, fu fermato il Papa di testa, per le buone ragioni addotte da loro Eminenze et per la dotta scrittura fatta dal detto S.r Galileo in questo proposito, diretta a Mad.a Cristina di Toscana circa l'anno 1614, nella quale mostra che non dobbiamo obligare la Sacra Scrittura a decidere una cosa nelli accidenti naturali della quale in progresso di tempo si possa per sensate dimostrationi palesare il contrario, acciò l'ingegno humano per la sua arroganza o debolezza non habbia campo di dubitare de' punti della Fede, che sono lo scopo della Scrittura, la quale non vuole insegnarci la filosofia, ma la Fede, et la quale molte volte si vede che parla secondo la nostra capacità, et se dovessi esser sempre intesa secondo il suono delle parole, ne seguirebbero grandissimi absurdi et inconvenienze.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XV. Carteggio 1633
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 485

   





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